10 febbraio 2009

Monsignor eversione

Sono inaccettabili, incredibili ed eversive le parole dell'arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, che, esprimendosi sul caso Englaro dalle pagine del Corriere della Sera a poche ore dalla morte di Eluana, ha dichiarato, fra le altre opinabili cose, che «C'è un realismo cristiano, per il quale il valore di una persona è superiore anche agli interessi di tenuta di un sistema politico e alle esigenze delle stesse forme giuridiche».
Vorremmo far presente a Betori che le esigenze delle forme giuridiche, in uno Stato di Diritto, sono inviolabili da chicchessia, e che esse stesse sono la unica garanzia riconosciuta per difendere il valore di una persona, le sue libertà e tutti i suoi diritti (anche quelli che la chiesa si ostina a negare).
Il pretendere poi che una ideologia (il realismo cristiano) possa anche opporsi agli interessi di tenuta di un sistema politico è uno sconfinamento pericoloso che tende a porre gli interessi di una precisa parte contro quelli addirittura costitutivi dello Stato, che è di tutti.
A quanto pare Betori dimentica, o vuol scientemente rimuovere, il primo comma dell'art.7 della Costituzione, che pure dovrebbe conoscere bene, che precisa, senza mezzi termini, che «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.» Sarebbe bene - invece - che la sovranità della Repubblica Italiana venisse accettata, rispettata e persino tutelata da tutti coloro che occupano posizioni pubbliche o di grande visibilità, a partire da Giuseppe Betori.
Ecco uno spaccato della gerarchia cattolica fiorentina oggi, Anno Domini 2009. Lontana dall'umanità di don Lorenzo Milani, dalla solidarietà di Enzo Mazzi, dal desiderio di costruire una comunità dal basso di don Alessandro Santoro.