01 agosto 2006
A Camp Darby parte la morte per il Libano
L'ultimo numero di Time Out Beirut prima della guerra contiene una guida alle migliori spiagge della zona, uno speciale vacanze per i bambini e la recensione dei tanti festival musicali in programma durante l'estate. A completare l'immagine di normalità un chitarrista che blandisce la sua chitarra in un gesto di estasi. A Beirut solo qualche settimana fa nessuno pensava alla guerra. Oggi dopo i bombardamenti israeliani i rifugiati sono stimati per difetto in 800.000 e degli oltre 600 civili morti, molte sono donne e ben 200 sono bambini e bambine. Avrebbero giocato sulle spiagge del nostro stesso mare, quel Mediterraneo che oggi rischia di diventare l'epicentro della guerra totale.
Per scongiurare altre vittime e iniziare a costruire la pace è necessario allora pretendere un immediato cessate il fuoco. Non è infatti più accettabile che il governo israeliano, a guida di uno dei più distruttivi eserciti del mondo, ignori la volontà dei popoli e della comunità internazionale quando viene richiesta una tregua. Si tratta di fermare le armi per aiutare le popolazioni civili libanesi ma anche per scongiurare ulteriori pericoli ai popoli palestinese e israeliano perché i conflitti si risolvono con la politica e non con la guerra.
Al governo italiano una preghiera: stracci subito l'accordo militare del 2005 siglato da Berlusconi con Tel Aviv. Può farlo e da subito armi sofisticate e superpotenti cesserebbero di partire verso la guerra dalle coste toscane di Camp Darby, le stesse dove tanti bambini e bambine giocano inconsapevoli.