19 novembre 2007

In mancanza dei Budda aggrediamo il paesaggio...

Vittorio Emiliani, attento osservatore della realtà italiana, ha denunciato sulle pagine di Repubblica numeri Istat alla mano, come in Toscana il territorio venga ‘consumato’ in un meccanismo infernale, lo stesso che sta devastando il paesaggio italiano: i Comuni ricevono meno denari dal centro e si rifanno con Ici e oneri di urbanizzazione. L’assessore al Territorio della Regione Toscana si è risentito, forse perché colto sul vivo, e ha risposto contestando i dati Istat riportati da Emiliani e affermando di non capire «questo accanimento contro la Toscana». Passa qualche giorno e sentite un po’ come chiude la polemica Mario Pirani, uno dei decani del giornalismo d’inchiesta del nostro Paese.



«I toscani son fumantini e facilmente la polemica con loro volge in aceto. […] L’assessore affronta meritoriamente quello che a suo avviso (e anche a mio) è il punto politico centrale: ‘Vogliamo una conservazione attiva (attenzione all' aggettivo, ndr) del nostro territorio. Quello che non vogliamo è che si affermi una idea della Toscana come un'arcadica regione residuale, buona solo per i fini settimana di ospiti illustri. Siamo una complessa moderna regione europea’. Affermazione che rivela un pernicioso errore ideologico derivante dalla ottocentesca ‘religione del Progresso industriale’. Oggi in Europa l’icona delle ciminiere e degli opifici è, invece, resa sbiadita dalla globalizzazione. Le fabbriche del mondo saranno sempre più in Cina, in India, in Indonesia, in Brasile. In Occidente subentrerà, per chi saprà raccogliere la sfida, l' impresa immateriale, tecnologica, informatizzata. In questo quadro l’Italia possiede un solo bene insostituibile, non scalfibile dalla concorrenza, il territorio. Ogni ettaro distrutto è una picconata contro noi stessi. Chi non lo capisce si comporta come i talebani che fecero saltare i Buddha di Bamyan in nome dell’islamismo puro e duro.»