09 febbraio 2008

Detti e fatti

Periodicamente riaffiora in autorevoli discorsi di autorevoli amministratori fiorentini l’ambizioso megaprogetto del “Piano Strategico” della città, su cui molto si è detto in seminari e convegni, ma di cui quasi niente si è fatto. Anche nell’ultimo consiglio comunale si è ribadita l'idea di modernità basata su quei grandi progetti, e tra quelli annunciati nell’ormai lontano 2002 qualcuno aveva anche un senso: il 'Transit point', per risolvere la logistica delle merci in città; 'Una casa per tutti', per rispondere alle emergenze abitative; 'Il villaggio multietnico', per rendere accogliente la città; 'L'Arno e la rete dei parchi metropolitani', per restituire alla città l'ecosistema fluviale. Niente di tutto ciò è stato realizzato. E ora, sul finire del suo secondo mandato, Domenici copre il vuoto dei fatti rilanciando altre parole, altre grandi opere annunciate per la Firenze del futuro. Forse un barlume di consapevolezza dello iato tra il dire e il fare lo abbiamo colto quando ci siamo sentiti dire: "vogliamo indicare scenari, linee strategiche senza scadenze temporali precise". Giusto. Meglio non prendere impegni precisi, come era stato fatto nel 2002, e poi nel 2003 e poi altre volte dopo, finché nel 2005 il Comitato scientifico del Piano strategico si è dimesso per l’immobilismo della giunta. Ma chiariamo subito: quel che preoccupa noi non è tanto la mancata realizzazione dei 32 megaprogetti del Piano che non rispondono certo agli interessi diffusi della cittadinanza. E’ la sfasatura tra la progettualità verbale e la soluzione dei problemi reali della città, è la percezione che i fatti, quelli veri, esistono eccome, e coincidono con l’interesse dei grandi gruppi economici, interlocutori privilegiati dell’amministrazione.