Così la lista di cittadinanza “perUnaltracittà” ha dichiarato che non parteciperà al voto. E per due buoni motivi: in quanto alternativa di sinistra non si sente affatto chiamata in causa da beghe tutte interne al PD, e poi perché non vuole fare nessun “accordicchio” o patteggiamento con il futuro vincitore. Altre liste e altri candidati si stanno ovviamente ricollocando sullo scacchiere classico della politica per portare voti all'una o all'altra parte e acquisire così meriti e vantaggi per il futuro. E buonanotte alla coerenza, alle differenze finora sbandierate in programmi diversi, alle contrapposizioni ribadite in campagna elettorale rispetto ai due più forti contendenti: “io sono alternativo a Renzi”, “noi siamo un'altra cosa da Galli” e via discorrendo.
Parole, appunto. Che ora si sciolgono nell'ammucchiata più classica del bipolarismo in vista di un qualche vantaggio personale. Pessima performance di una politica vecchia che sempre più avrebbe invece bisogno di voci autonome, di presenze libere da condizionamenti e con solide radici e collegamenti con i movimenti sociali in città, con cui chi governa si debba confrontare con pari dignità, anche se con peso diverso. Il confronto vero, sulle idee e sulle proposte realmente alternative, può avvenire solo se si è fuori da inibenti amalgami elettoralistici. Questo, dal suo ruolo di opposizione a sinistra, “perUnaltracittà” si è impegnata a fare negli ultimi 5 anni. E continuerà per i prossimi 5.