24 luglio 2009

Non cementifichiamo (anche) il Mugnone

I lavori di messa in sicurezza del Mugnone per la realizzazione del sottoattraversamento Tav sembrano prospettare la cementificazione dell'alveo del Mugnone. Un'ipotesi che precluderebbe la sopravvivenza di flora e fauna, oltre che del torrente stesso. Questa città negli ultimi anni ha troppo spesso trascurato l'importanza che costituiscono il verde e la natura. Moltissime aree prima dedicate ad alberature, giardini, parchi, hanno lasciato lo spazio a costruzioni di vario genere. Per non parlare delle stragi di alberi che in questi anni sono state eseguite per lasciare campo libero alle cosiddette “grandi opere” cittadine. E sono molti altri i torrenti del bacino dell'Arno che avrebbero necessità di interventi di rinaturalizzazione, alcuni dei quali versano in condizioni naturalisticamente inaccettabili.

Quello dell'ultimo tratto del Mugnone è certamente il più urgente, visto che i lavori sono in corso. Occorre assolutamente che l'amministrazione comunale e l'Assessorato all'Ambiente si rendano conto della necessità di rinaturalizzare il fondo del fiume, anziché coprirlo di cemento. Soltanto così si potranno garantire funzioni importanti come l'ossigenazione dell'acqua e la formazione di pozze nei punti più profondi per evitare l'essiccamento totale nel periodo estivo. Tutto questo consentirà di mantenere la crescita spontanea della vegetazione, e di conseguenza un habitat per pesci, uccelli acquatici, anfibi. Un'operazione che, tra l'altro, non comporterebbe alcun aggravio di spesa.