Si assegnano in maniera esclusiva alle Regioni le competenze in materia di assistenza e organizzazione sanitaria, di organizzazione e gestione scolastica, di definizione della parte di programmi scolastici e formativi di interesse specificamente regionale, di polizia locale.
Si rompe così l'unità della Repubblica che si basa sull'uguaglianza dei cittadini nei diritti fondamentali (art. 3), quali soprattutto i diritti sociali alla salute e all'istruzione, aggravando e sancendo la diversità di trattamento dei cittadini su base regionale, provocando inoltre un temibile aumento dei costi e degli sprechi, calcolato nella misura di circa 60 miliardi di euro sia da fonti accademiche che ministeriali.
Il Governo può, a sua discrezione, appellarsi al principio dell'interesse nazionale, chiedendo ad un Consiglio regionale di rimuovere le disposizioni di legge contrastanti. Si sovrappone dunque un principio centralistico ad uno federalista, producendo una mostruosità giuridica e riservandosi il potere di togliere con la "mano destra" di Fini ciò che si concede con la "mano leghista" di Bossi.