30 settembre 2006

Buone e cattive pratiche politiche

La Giunta comunale, si sa, è il gruppo di lavoro che il Sindaco si sceglie per amministrare la città. Il primo cittadino non ha alcun obbligo di riferire al Consiglio comunale sulle sue scelte. E tuttavia, visto che il Consiglio è il luogo dove siedono i rappresentanti della città, lo spazio di democrazia dove ha diritto di parola anche chi non si riconosce nella maggioranza di governo, un Sindaco, non per legge ma per buona pratica politica, sarebbe tenuto a informare e possibilmente motivare i cambiamenti che apporta nella sua squadra. E invece, anche questa volta, a Firenze ha prevalso quella cattiva pratica che costringe i consiglieri a rincorrere sulla cronache locali le supposizioni connesse al recente “dimissionamento” dell’assessore alla cultura. Non solo, ma dopo che le opposizioni avevano chiesto in merito una comunicazione del Sindaco, questa comunicazione non c’è stata. Si è così negata dignità a un luogo istituzionale, mostrando di non tenere in alcun conto i rapporti positivi tra le istituzioni e la città. Considerata questa posizione, appare sempre meno credibile la funzione di un Assessorato alla partecipazione che anziché dar conto dell’esito reale dei vari “percorsi partecipativi” avviati in città, proprio in questi giorni pensa di redarre un “regolamento” per rafforzare il protagonismo dei cittadini. La partecipazione non si teorizza a priori, si pratica. Ma né Leonardo Domenici né l’assessore Cristina Bevilacqua sembrano consapevoli di questa semplice ma fondamentale regola democratica.