10 gennaio 2007

Tunnel Tav: non è tardi per l’opzione della superficie.

Non è (ancora) troppo tardi. Anche dopo l’assegnazione sarà possibile recedere dall’affidamento dei lavori per il famigerato tunnel di più di 7 km sotto Firenze che ambientalisti, comitati e sinistra definiscono un’enorme spreco di denaro pubblico (circa 1 miliardo di euro!), una devastazione ambientale (impatterebbe la falda in più punti) e un’inutile grande opera(è sempre più realistica l’opzione del tracciato in superficie). Il bando di gara pubblicato da Italferr e Rfi il gennaio scorso contiene infatti una clausola che prevede di poter saltare, entro 365 giorni dall’affidamento dei lavori, il lotto 2, consistente appunto nel tunnel con l’annessa stazione sotterranea. Con una penale molto bassa dell’1 per mille. Il bando è chiaro, si potrà recedere in caso di “riduzione o di insufficienza di fondi nazionali, anche solo a livello di previsione di spesa”. Dunque, anche nel caso che si proceda con l’appalto dei lavori, come il governatore Martini continua a ribadire, c’è la possibilità di non intraprendere questa scelta. Va comunque notato che già in questa fase i conti non tornano. I fondi destinati dalla Finanziaria alla tratta Torino-Roma della TAV sono 8 miliardi e 100 milioni di euro, ma per soddisfare le richieste delle regioni interessate ne occorrerebbero ben 30 di miliardi. Visto che le assegnazioni specifiche non sono ancora state fatte, come può Martini essere così sicuro nell’affermare che “i soldi in Finanziaria ci sono”? Sembra proprio di percepire una decisione avulsa da analisi, valutazioni e considerazioni oggettive. A vantaggio di chi?