25 luglio 2008

Dal diritto alla sicurezza alla sicurezza dei diritti

Negli ultimi mesi il Comune di Firenze si è contraddistinto per una serie di iniziative che si collocano sulla scia delle politiche securitarie della destra: ordinanza contro i lavavetri, contro i mendicanti sui marciapiedi e, ora, un nuovo Regolamento di Polizia Municipale. Vero che quello vigente risale al 1933, ma scegliere di formularne uno nuovo in questa fase è un segnale chiaro di subalternità all’intolleranza diffusa, segnale rafforzato da una dichiarazione del Sindaco “non contrario” all’apertura di CPT in Toscana. E infatti il testo elaborato dalla Giunta rappresenta l’idea di una città la cui vita è intessuta di divieti e di poteri discrezionali dell’Amministrazione, in cui si ignorano alcuni diritti costituzionali e il ruolo dell’Amministrazione è quello di limitare la fruibilità di spazi di socialità. Invocando concetti quali “serena e civile convivenza”, e “tranquillità sociale” si introducono una serie di limiti e divieti che si aggiungono a ciò che è già vietato dalle leggi; come a dire che non tutto quello che è non è vietato è consentito. Ora chi lo ha redatto tende a sminuire la portata culturale e simbolica del nuovo Regolamento, definendolo “da condominio”: a parte il richiamo poco felice a uno spazio che è il simbolo della peggior socialità, l’affermazione è falsa perché questo testo ha una valenza notevole sia per Firenze che per altre amministrazioni di centrosinistra che si affannano a far fronte al tema “sicurezza” con strumenti assolutamente inadeguati. La destra fiorentina ha già dichiarato il suo gradimento. Ora sta alla sinistra fare una battaglia culturale e politica perché si arrivi a regolamentare non il cosiddetto “diritto alla sicurezza” ma la sicurezza dei diritti.