08 settembre 2008

Una tradizione perduta

Nel corso di una seduta straordinaria del consiglio comunale, nel prestigioso Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Firenze ha conferito la cittadinanza onoraria e il giglio d’oro a Ingrid Betancourt. E’ stata la prima città italiana, come si è fatto notare, a consegnarle di persona l'onorificenza, tra le molte che le hanno concesso la cittadinanza. Nelle motivazioni della solenne cerimonia si legge che il conferimento “si inserisce a pieno titolo nella tradizione di Firenze, città da sempre operatrice in difesa dei valori di democrazia, libertà e giustizia sociale”. Certo si tratta di una tradizione importante e oggi più che mai è essenziale riaffermarne l’attualità. Ma solo se le parole non contraddicono le azioni. Ci chiediamo: dov’era quella tradizione quando, appena tre settimane prima, i vigili urbani si recavano nell’edificio occupato da 150 cittadini somali richiedenti asilo e chiudevano l’erogazione dell’acqua? Ed era solo l’ultimo atto contro quei ragazzi fuggiti dalle guerre d’Africa e passati attraverso una serie di occupazioni e sgomberi fin dal gennaio 2004, quando arrivarono dal nord Europa per effetto degli accordi di Dublino. Nemmeno lo status di profughi di guerra e di richiedenti asilo ha fatto rivivere la gloriosa tradizione di cui il sindaco si vanta, tanto che il Movimento di lotta per la casa ha presentato una denuncia alla corte di Strasburgo per violazione di diritti umani e omissione di soccorso. A sancire, se ce ne fosse bisogno dopo l’estate dei divieti, che la tradizione di accoglienza e civiltà si è persa. Anche se si sventolano stendardi e gonfaloni e si fanno risuonare le chiarine.