Sull'acqua il contesto internazionale è oggi nettamente diviso in due schieramenti contrapposti: da una parte la pesante offensiva di multinazionali, istituzioni internazionali, e numerosi governi impegnati a spingere verso una durissima fase privatizzatrice. Le loro voci si sono levate nel Forum Mondiale dell’Acqua di Istanbul
Sull'altro versante i movimenti che si sono espressi nel People's Water Forum e al cui fianco si sono schierati ben 26 paesi che hanno chiesto il riconoscimento del diritto umano all'acqua, non firmando la dichiarazione intergovernativa ufficiale.
In Italia il voto del parlamento italiano sulla legge 133 (art 23bis) rende di fatto obbligatoria la privatizzazione di tutta l'acqua potabile italiana. Proprio adesso è dunque fondamentale creare reti di amministratori locali che lavorino con i movimenti e le imprese pubbliche che intendano rimanere tali.
In Toscana, dove, tra le altre, la multinazionale Acea ha il 40% del gestore fiorentino Publiacqua, riscontriamo l'inerzia assoluta delle amministrazioni locali: la Regione e il Comune di Firenze insieme agli altri comuni dell'Ato, sembrano boxeur suonati, immobili e allo stesso tempo incapaci di rendersi conto della realtà che li circonda. Per loro la globalizzazione andava “governata” e oggi che hanno vinto gli squali sembrano incapaci di agire politiche a vantaggio dei cittadini. Il Movimento toscano per la ripubblicizzazione dell'acqua toscana, tra i più attivi, ha denunciato in tempi non sospetti i rischi legati alla speculazione finanziaria nella gestione dei beni comuni e ha raccolto le firme per una proposta di legge popolare di ripubblicizzazione dell'acqua. Oggi i suoi interlocutori non discutono la legge, bloccando di fatto la possibilità di esprimersi dei cittadini, ovvero la democrazia.