Ben trovati/e,
l’acqua fiorentina è tra le più care d’Italia. E tra il 2006 e il 2007 è stato registrato un ulteriore aumento del 14% nell’ATO 3 che comprende Firenze, Pistoia e Prato. Per l’associazione Cittadinanzattiva ogni famiglia fiorentina spende mediamente 352 euro l’anno contro una media nazionale di 229 euro. Secondo i calcoli di Federconsumatori, inoltre, a Firenze un single che nel 2007 ha consumato 100 metri cubi di acqua, l’ha pagata 1,41 euro per mc, mentre una famiglia di cinque persone, che ne ha consumati soltanto 50 a testa, ha pagato l’acqua 2,30 euro al metro cubo. Chi consuma la metà paga il doppio.
La causa di questo paradosso è molto semplice: il processo di privatizzazione di Publiacqua e dell’acquedotto fiorentino, che è uno dei più efficienti d’Italia, e ora è finito in mano ad Acea, la multinazionale romana che per legge, in quanto società per azioni, deve garantire profitti ai suoi soci (aumentando le tariffe) e non far spendere meno ai cittadini. Chi consuma meno paga di più, inoltre, perché una clausola del contratto con Acea garantisce ad essa un introito comunque certo e non riducibile. La differenza la mette il Comune, ovvero tutti noi con gli aumenti in bolletta. La privatizzazione è stata votata negli anni scorsi dal Pd e dai suoi partiti satell iti: Verdi, Comunisti Italiani e Socialisti.
Noi ci siamo sempre opposti, sostenendo la proposta di legge popolare firmata da oltre 40.000 toscani per ripubblicizzare il servizio idrico e ignorata bellamente dal centrosinistra. Si tratta di una vera e propria proposta di governo, non di un’utopia.
Abbattere le tariffe, garantire gli investimenti e mantenere un acquedotto efficiente è possibile solo con una gestione pubblica. Quanto è successo a Parigi lo dimostra: il sindaco ha recentemente messo alla porta le multinazionali e i parigini ci hanno guadagnato 30 milioni di euro l’anno di risparmi sulla bolletta.
Perché non provarci anche a Firenze?