La recessione sta mettendo a nudo la carica distruttiva di un sistema economico che va profondamente cambiato. La crisi in corso è l’occasione giusta. E’ un’occasione per evitare che a pagare siano i ceti sociali più deboli. Occorre in primo luogo potenziare i servizi pubblici e programmare l’introduzione per tutti di un reddito di cittadinanza come avviene in tutta Europa.
Il Comune deve saper valorizzare un’economia radicata nel territorio, favorendo il consumo di prodotti filiera corta e a “chilometri zero” con più mercati locali e reti di economia solidale.
Le attività locali, le piccole imprese industriali e artigianali vanno sostenute attraverso patti fra produttori, enti pubblici e banche locali. Da questa visione nascono le nostre proposte per Firenze. Pensiamo che si debbano migliorare i rapporti fra città e ambiente circostante, proteggendo le aree verdi, il corso dei fiumi, le zone collinari, la campagna (le vere “opere utili”) e sviluppando l’agricoltura, le reti solidali fra produttori e consumatori, il turismo ambientale.
Occorre sostenere la creazione di filiere produttive - oggi inesistenti - nel campo delle energie rinnovabili e nel riciclaggio di materiali di scarto, coinvolgendo università e istituti di ricerca. Il Comune può cominciare da se stesso. Può ristrutturare scuole, uffici, residenze per anziani e tutti gli edifici pubblici in modo da ridurre i consumi energetici anche grazie a piccoli impianti solari. Può indirizzare i propri acquisti per uffici e servizi verso materiali riciclati e a ridotto impatto. Un volano utile, quello pubblico, per far nascere attività locali innovative, con occupazione stabile e di lunga durata.
Nelle trattative per evitare la chiusura di imprese sul territorio l’ente pubblico ha il dovere di spingere per una conversione verso produzioni utili, con basso impatto ambientale e in grado di creare occupazione stabile, anziché concedere finanziamenti a pioggia. Le esperienze di finanza critica possono essere rafforzate, creando circuiti solidali non speculativi: il microcredito può essere utile sia nell’affrontare le emergenze causate dalla crisi sia nell’impostazione di una “nuova economia”.
Su questi contenuti perUnaltracittà si impegna da anni e continuerà a farlo nei prossimi, dentro le istituzioni e nella società, facendo tesoro di tutte le esperienze di “nuova economia” già esistenti, come quelle illustrate nelle due schede qui sotto.
Esempio 1: IL MICROCREDITO
Duecentocinquantamila euro prestati ad oltre cento tra persone, piccole imprese, commercianti, lavoratori precari che restano esclusi dal circuito bancario tradizionale. Sono questi i numeri della più concreta realtà di microcredito fiorentino ideata da Alessandro Santoro, prete alle Piagge, e dalla sua Comunità che oggi contribuisce a realizzare il progetto politico di perUnaltracittà. Il fondo si basa sulle relazioni tra chi presta e chi riceve e non sulle garanzie economiche. Un modello di economia alternativa che la lista sostiene e rilancia a Firenze e in tutta la Provincia.
Esempio 2: IL PORTA A PORTA
Alessio Ciacci - giovane assessore indipendente a Capannori, con una storia tutta dentro i movimenti (da Mani Tese alla Campagna per l’acqua pubblica) - è riuscito a differenziare il 65% dei rifiuti restituendo ai cittadini ben 2 milioni e trecentomila euro di TIA in un anno. Con la politica della raccolta “porta a porta”, alternativa al pericoloso inceneritore, ha creato inoltre 40 posti di lavoro. Una politica condotta “a fianco” dei cittadini e non “contro”, che ha permesso anche di abbattere 100mila tonnellate di anidride carbonica. Un esempio di “cultura alternativa” proposta da perUnaltracittà.